L'accordo trovato col Fondo monetario internazionale (Fmi) sugli esborsi da 7,5 miliardi di dollari entro novembre consente all'Argentina di affrontare la seconda metà del 2023 con "molta più tranquillità". Lo ha detto il ministro dell'Economia dell'Argentina, Sergio Massa, commentando l'intesa a livello di delegazioni. Una "buona notizia" destinata a segnare in positivo un periodo, quello elettorale, che "generalmente suscita molta incertezza e dubbi", ha detto Massa, che è anche il principale candidato del centrosinistra alle presidenziali di ottobre. Il ministro ricorda la necessità del governo di continuare a trattare con il Fondo le proprie condizioni di politica economica, soprattutto a seguito della "pessima decisione" dell'ex presidente, Mauricio Macri, di prendere un debito da 45 miliardi di dollari. Ma quello chiuso è un "programma di obiettivi di accumulazione di riserve, di equilibrio nei conti pubblici. Non bisogna consegnare assolutamente nulla", puntualizza il ministro.
L'intesa - per ora a livello di delegazioni e che dovrà essere ratificata dalla dirigenza del Fondo entro la fine di agosto -, viene applicata alla quinta e sesta revisione dell'Extended facility fund (Eff) a 30 mesi. Una trattativa durata settimane, resa necessaria dal fatto - come si riconosce nel documento -, che l'Argentina non ha potuto rispettare gli obiettivi fissati entro fine giugno, per la straordinaria stagione di siccità registrata a cavallo dello scorso anno. Ora il governo argentino si impegna ad adottare un "pacchetto di misure per ricostruire le riserve e migliorare la sostenibilità fiscale, proteggendo al tempo stesso l'infrastruttura e la spesa sociale", si legge.Si conferma la necessità di rispettare entro la fine del 2023 la quota dell'1,9 per cento nel rapporto tra deficit e prodotto interno lordo. Un valore tutt'altro che scontato considerando che al momento le stime sono di un valore compreso in una finestra che va dal 2,5 al 3 per cento. Cala invece nettamente l'obiettivo riguardante la quantità di riserve che la banca centrale deve accumulare entro dicembre, dagli 8 miliardi di dollari fissati all fine della quarta revisione (marzo), all'attuale miliardo. Buenos Aires non potrà comunque contare su queste risorse per pagare la rata pendente di 3,5 miliardi di dollari, in scadenza la settimana prossima. Un debito che il governo argentino onorerà con un credito ponte della Corporacion andina de fomento (Caf) e con riserve di Yuan della Banca centrale.
Più nel dettaglio, il Fondo continua a definire fondamentale la "armonizzazione del regime dei cambi" a fronte del complesso meccanismo di controllo operato oggi dal governo tramite le diverse tassazioni sul dollaro rispetto all'uso che se ne fa. Per sostenere la domanda di pesos e fare fronte all'inflazione ci si assicurerà che il tasso di sconto possa continuare ad essere positivo in termini reali. Per equilibrare il rapporto deficit/pil, tornano utili - sul lato delle entrate - le nuove tasse sull'accesso alle divise usate per importare beni e servizi. Dal lato della spesa servono sforzi per allineare le tariffe energetiche, su cui insistono molti sussidi, a costi reali di produzione, "migliorando al tempo stesso la progressività" del sistema.