In occassione della presentazione a Milano del libro "La rete italica. Idee per un Commonwealth", abbiamo intervistato l'autore, lo scrittore e giornalista Niccolò d'Aquino.
Podcast: Bajar
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Nell’era della globalizzazione che fine farà la cultura italiana e, più in generale, quell’insieme di arte, gusto, stile, artigianato e imprenditoria di qualità, ma anche di eccellenza gastronomica che danno vita alla straordinaria e unica “Italian way of life”?
L’Italia ha davvero a disposizione un soft power che la mette al primo posto tra le potenze culturali del mondo?
Rispetto a queste domande, una proposta nuova emerge nella tesi di La rete italica, Idee per un Commonwealth, declinata nel libro del giornalista Niccolò d’Aquino. Il volume raccoglie cronologicamente oltre venti anni di testi, saggi e articoli che testimoniano la nascita e lo sviluppo di «un’idea che può farsi progetto politico».
Con l’autore ne parleranno: Piero Bassetti, presidente di Globus et Locus, Giancarlo Lacchin, docente di Estetica della Statale di Milano-Collegio di Milano. Mauro Magatti, docente di Sociologia della Cattolica di Milano, Christian Marinotti, docente di Storia dell’Arte del Politecnico di Milano.
Non tutti se ne sono ancora accorti ma la cultura italiana viene trasmessa e sviluppata in giro per il mondo non solo più soltanto da italiani ma anche da quella categoria nuovissima e variegata che - partendo dalle intuizioni di Piero Bassetti, oggi riconosciute come fondamentali dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - è stata definita “italica”.
Nei cinque continenti ci sono almeno 250-300 milioni di persone, che hanno modi di affrontare e vivere la quotidianità riconducibili alla millenaria tradizione italiana del bello, esploso e impostosi in Italia e da qui in Europa nella straordinaria stagione del Rinascimento per arrivare ai giorni nostri, dove continua ad arricchire, ibridandole, le culture di altri territori e mercati. Questo ruolo con quale quadro istituzionale e politico può essere affrontato?
I politici persi dietro mille beghe, sapranno cogliere questa occasione storica per proiettare, sviluppare e ibridare nel Terzo Millennio l’inimitabile savoir faire italico?
Niccolò d’Aquino è un giornalista professionista italo-svizzero. Corrispondente da vari anni di America Oggi, il quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti di cui è uno degli azionisti, è anche collaboratore del quotidiano online La Voce di New York.
È stato per più di venti anni inviato speciale di affari esteri prima de Il Mondo e, successivamente, di Io donna, il femminile del Corriere della Sera. È anche stato il corrispondente da New York dell’Agenzia Ansa e ha collaborato sui temi economici per Il Corriere del Ticino.
È consulente, da molto tempo, di Piero Bassetti e del suo think tank Globus et Locus.
Ha scritto vari libri su glocalizzazione e italicità, tra questi: I media della diaspora (1994), la prima analisi/catalogazione dei media italiani fuori d’Italia; Annuario dei mass media italici nel mondo e Annuario dei comunicatori italici nel mondo (2005); Italici: il possibile futuro di una community globale (2008), tradotto anche in inglese e pubblicato negli USA; Lezioni italiche (2010), anche questo tradotto in inglese e pubblicato negli USA; La rete italica: idee per un Commonwealth (ultima edizione 2017).
È il direttore editoriale di IDE (Italic Digital Editions) piccola casa editrice di ebook e libri cartacei, fondata con altri soci nel 2010.
Intervista: Marcelo Ayala / Fonico: Marcelo Diaz / Web: @CheloAyala
Etiquetas: La Conversazione, RAE Argentina al mondo