Haiti, il presidente Moïse ucciso in casa da commando. Decretato lo stato di assedio
Il governo dell'Argentina ha espresso la sua "più energica condanna" dell'assassinio del presidente della Repubblica di Haiti, Jovenel Moise, attraverso una nota ufficiale del ministero degli Esteri. "Il nostro paese riafferma la sua solidarietà con il popolo haitiano e condanna qualsiasi tipo di violenza", si legge. Il governo del presidente Alberto Fernandez chiede inoltre "che vengano rispettate le istituzioni democratiche" e "si augura che si ristabilisca al più presto la pace e la tranquillità nel paese". Buenos Aires ha rivolto quindi un appello "affinché gli autori del crimine vengano rapidamente identificati e rispondano dei loro atti".
Jovenel Moïse, il presidente haitiano, è morto sotto i colpi sparati stamane all'alba da un commando che si è introdotto nella sua residenza di Port-au-Prince. La first lady di Haiti, Martine Moïse, è arrivata con un aereo ambulanza all'aeroporto di Fort Lauderdale, a nord di Miami, per essere curata per le gravi ferite riportate nell'attentato. Il primo ministro uscente di Haiti, Claude Joseph, ha decretato lo stato d'assedio su tutto il territorio nazionale. Chiuso l'aeroporto internazionale di Port au Prince. "All'alba un gruppo di individui non identificati, alcuni dei quali si esprimevano in spagnolo e inglese, hanno attaccato la residenza privata del capo dello Stato". Nel condannare "questo atto odioso, disumano e barbaro", il premier ha fatto un appello alla calma e ha assicurato che la situazione di sicurezza del Paese è sotto controllo: la polizia è stata dispiegata al Palazzo nazionale, residenza del presidente nella capitale, e nel quartiere residenziale di Petionville, e lo sarà in altre. Moïse era stato eletto nel 2016 e aveva 52 anni. Era il 42° presidente della storia di Haiti.
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Deceduto il senatore ex pilota di Formula 1 Carlos Reutemann
Senatore, ex governatore della provincia di Santa Fe ed ex vice campione del mondo di Formula 1 Carlos Reutemann, è deceduto all'età di 79 anni. A dare l'annuncio è stata la figlia, Cora Reutemann, con un commosso messaggio sul suo profilo Twitter. "Papà ci ha lasciato in pace e con dignità dopo aver lottato come un campione, con un cuore nobile e forte che lo ha accompagnato fino alla fine", ha scritto Cora. "Provo orgoglio e benedizione per il papà che ho avuto, so che mi accompagnerà tutti i giorni della mia vita fino a quando ci rincontreremo nella casa del Signore", conclude il messaggio.
L'ex pilota della scuderia Ferrari, Williams, Lotus e Brabhan era ricoverato dal 21 giugno in una clinica di Santa Fe a causa di una ricaduta delle sue condizioni dopo aver sofferto un emorragia all'apparato digerente nel mese di maggio.
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La giustizia decreta il fallimento della società Correo Sa della famiglia ex presidente Macri
Le autorità giudiziarie argentine hanno decretato il fallimento della società di servizi postali Correo Sa di proprietà della famiglia dell'ex presidente Mauricio Macri. Il giudice Marta Ciruli ha preso atto in questo modo dell'esito negativo del tentativo di concordato con i creditori per la ristrutturazione di debiti per circa 55 milioni di Euro accumulati negli ultimi venti anni principalmente con lo Stato argentino. L'ultima offerta dell'attuale consiglio di amministrazione della società per evitare il fallimento era stata di circa 9 milioni di euro, offerta che i maggiori creditori hanno ritenuto insufficiente e inadeguata agli interessi e la svalutazione accumulati.
Il gruppo della famiglia Macri, la holding Socma, aveva preso in concessione Correo Sa nel 1997 con l'impegno a investire 25 milioni di dollari all'anno nei primi dieci anni e a pagare un canone di concessione annuale di oltre 100 milioni di dollari. Secondo lo Stato argentino il canone è stato pagato solo il primo anno e gli investimenti pattuiti non sono mai stati effettuati. Nel 2001 il debito con lo stato del gruppo Macri per la concessione di Correo Sa era di 296 milioni di dollari.
L'ex presidente Macri ha definito la sentenza come una "vendetta" dell'attuale governo. In una lettera diffusa lunedì alla stampa, Macri sostiene che in realtà è lo Stato ad essere in debito con la sua famiglia e che è dello Stato la responsabilità di non essere arrivati ad un accordo negli ultimi 18 anni. Secondo l'ex presidente inoltre, la giustizia civile è responsabile di aver rifiutato le proposte di ristrutturazione presentate dal gruppo Socma e ha sempre mirato al fallimento dell'impresa. Nel 2017, quando Macri arrivò alla presidenza, il suo governo accettò un'offerta di accordo di Socma equivalente secondo la giustizia ad una riduzione del 98 per cento del debito originale accumulato. Il pubblico ministero Gabriela Boquin presentò tuttavia una richiesta di annullamento dell'accordo considerandolo "altamente pregiudizievole" per lo Stato sottolineando inoltre l'evidente conflitto per il quale il presidente era parte direttamente interessata ad una soluzione favorevole alla società appartenente al suo gruppo familiare.
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Nazionalizzata per un anno la principale via di trasporto commerciale fluviale
Il governo del presidente dell'Argentina, Alberto Fernandez, ha disposto il controllo statale della principale via di trasporto commerciale fluviale del Paese, per un anno. Si tratta della denominata "idrovia", canale navigabile che scorre per 3.500 chilometri lungo i fiumi Paranà e Paraguay, e principale rotta commerciale delle materie prime (principalmente soia e grani) provenienti oltre che dall'Argentina anche dal Brasile, dalla Bolivia, dal Paraguay e dall'Uruguay. Il decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale pone quindi fine alla concessione delle opere di dragaggio e segnalazione del canale da parte della società belga, Jan de Nul, in attesa di approntare una nuova gara di appalto che tenga conto "dell'importanza strategica per lo sviluppo economico della Repubblica Argentina" e che "la libertà di navigazione a condizioni competitive" rappresenta una "politica di Stato".
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Calcio: l'Argentina in finale Coppa America
Il passaggio dell'Argentina alla finale della Coppa America, nello scontro con la Colombia di martedì sera è in gran parte del portiere Emiliano "Dibu" Martinez, "vincitore" di un intenso duello psicologico ai calci di rigore. Chiusi tempi regolamentari sul punteggio di 1-1, Argentina e Colombia si sono giocate dagli undici metri l'accesso alla finale con il Brasile. Incassato il primo gol da Juan Cuadrado, el "Dibu" iniziava dal secondo rigore, affidato a Davinson Sanchez, ad attaccare verbalmente l'avversario. "Ti mangio fratello, mi dispiace ma ti divoro", ha continuato a ripetere Martinez, nel quasi silenzio di uno stadio privo di spettatori. Il tiro di Sanchez è incerto, il portiere indovina l'angolo e para. El "Dibu" si ripete con Yerry Mina, ex Barcellona, che avvicinandosi al dischetto sfodera un timido sorriso. "Sei nervoso. Stai ridendo perché sei nervoso", attacca il portiere, per poi rincarare, poco prima del calcio e durante tutta la rincorsa: "Guarda che ti conosco, guarda che se ci pensi te lo prendo. Occhio che ti mangio, occhio che ti mangio.." stesso rituale e stesso esito. Con il terzo rigorista, Borja, il numero uno ha alzato troppo i toni e il "colore" delle espressioni, ottenendo un rimbrotto dell'arbitro. Il colombiano non è caduto nella trappola, rimandando di un rigore la sconfitta della sua nazionale. Meno chiassoso e più concentrato, Martinez è riuscito a prendere l'ultimo, decisivo rigore di Edwin Cardona. L'Argentina di Messi affronterà sabato in finale il Brasile di Neymar.