+ Raggiunto accordo con il Club di Parigi su dilazione del pagamento di 2,4 miliardi di dollari
+ L'Argentina e il Messico convocano ambasciatori per consultazioni su situazione diritti umani in Nicaragua
+ Vertici istituzionali in Perú si riuniscono per esaminare la "situazione politica complessa"
+ La situazione Covid in Argentina e Brasile
+ LO SPORT: Copa America, l'Argentina batte il Paraguay
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L'Argentina ha raggiunto un accordo per la ristrutturazione di un debito da 2,4 miliardi di dollari con il Club di Parigi che gli permette evitare di entrare in default a fine luglio. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia, Martin Guzman, in una conferenza stampa tenuta a Buenos Aires dove ha precisato che l'accordo prevede il pagamento di circa 430 milioni di dollari nei prossimi otto mesi e concede un lasso fino al 31 marzo del 2022 per accordare "una ristrutturazione definitiva" dei restanti due miliardi di dollari. In questo lasso di tempo, ha affermato Guzman, "l'Argentina continuerà a compiere sforzi per rifinanziare lo stock di 45 miliardi di dollari di debito con il Fondo monetario internazionale (Fmi) ereditati dal governo precedente". Secondo quanto ha affermato il ministro argentino l'accordo con il Club di Parigi "evita un indebolimento delle riserve che avrebbe implicato una maggiore instabilità del tipo di cambio e del contesto macroeconomico complessivo". "Risolvere la questione della sostenibilità del debito è un pilastro fondamentale del processo di riequilibrio macroeconomico", ha aggiunto.
La posizione argentina si basa essenzialmente sull'ammissione fatta a luglio del 2020 dall'ex consigliere del presidente Donald Trump ed attuale presidente della Banca interamericana per lo sviluppo (Bid), Mauricio Claver Carone, sulle pressioni esercitate dall'allora governo Usa di Donald Trump per far approvare il programma Stand By da 54 miliardi di dollari a favore dell'Argentina. Tali pressioni, ha ammesso Clarone in una presentazione presso il Consiglio cileno per le relazioni internazionali (Ccri), erano originate dalla volontà di aiutare il governo dell'ex presidente Mauricio Macri ed evitare il ritorno al potere del peronismo in Argentina. "I paesi europei erano contrari a dare il loro assenso quando decidemmo promuovere il programma di assistenza più grande della storia dell'Fmi perché non volevano aiutare l'Argentina dato che a loro non interessa l'emisfero occidentale", ha affermato Clarone.
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Argentina e Messico convocano ambasciatori per consultazioni su situazione diritti umani in Nicaragua
I governi di Argentina e Messico hanno convocato i rispettivi ambasciatori nella repubblica del Nicaragua per "realizzare consultazioni sulle preoccupanti azioni politiche e legali" messe in atto dal governo di Daniel Ortega nei confronti di esponenti dell'opposizione e membri della società civile. Lo riferisce una nota emessa dal ministero degli Esteri argentino nella quale si afferma inoltre che " l'Argentina ed il Messico rimarranno attenti all'evoluzione degli avvenimenti" nel paese centroamericano e "continueranno a promuovere senza equivoci il pieno rispetto e la promozione dei diritti umani, le libertà civili, politiche e di espressione di tutte le persone, indipendentemente dalla loro nazionalità e/o professione". I governi di Alberto Fernandez e Andres Manuel Lopez Obrador ribadiscono inoltre la loro "disponibilità a collaborare in modo costruttivo per la promozione del dialogo affinché siano gli stessi nicaraguensi a superare pacificamente questa situazione, nel rispetto della divisione dei poteri, delle minoranze, delle garanzie costituzionali, e in generale dello stato di Diritto e di tutti i diritti umani".
Il 15 giugno, Argentina e Messico avevano deciso di astenersi sul voto con cui l'Organizzazione degli Stati americani (Osa) condannava gli arresti di oppositori politici al presidente del Nicaragua, Daniel Ortega. Nel comunicato congiunto emesso al termine della riunione straordinaria del Consiglio permanente Osa, i governi di Alberto Fernandez e Andres Manuel Lopez Obrador, affermavano che, in linea con "il principio di non intervento negli affari interni" di paesi terzi "non gli è stato possibile accompagnare il progetto di risoluzione".
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Vertici istituzionali in Perú si riuniscono per esaminare la "situazione politica complessa"
I vertici delle istituzioni del Perù riuniti nel Consiglio di Stato tornano a riunirsi per valutare la "situazione politica del Paese" in attesa del verdetto finale del ballottaggio presidenziale. Lo ha detto la presidente del Congresso, l'organo monocamerale peruviano, Mirtha Vasquez, segnalando la "situazione complessa" che vive il Paese, "con gli animi di alcuni attori politici agitati" per l'incerti esito delle elezioni del 6 giugno. Nel fine settimana hanno sfilato nelle piazze tanto i sostenitori di Pedro Castillo, che al termine del conteggio ufficiale risultato il candidato più votato, quanto quelli di Keiko Fujimori, la candidata conservatrice in ritardo di circa 40mila voti ma che chiede di invalidare circa 200mila voti per presunte frodi. "Tutti i gruppi politici e gli attori hanno il diritto di interporre le azioni legali che considerino pertinenti, ma è molto importante rispettare l'ordine democratico e attendere che siano risolti dagli organismi elettorali", ha detto Vasquez citata da "El Comercio".
Il Consiglio di Stato è l'organo informale che riunisce i vertici dei tre poteri della Repubblica, oltre alla Procura generale, l'ufficio del Difensore del popolo, la Corte Costituzionale e la Corte contabile.
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La situazione Covid in Argentina e il Brasile
In Argentina, dove il 7 marzo 2020 è stata registrata la prima morte per la Covid-19 in America latina, i casi confermati sono 4.298.782 con 90.281 decessi. A maggio, nel momento considerato “peggiore” dell’emergenza, il governo di Alberto Fernandez ha disposto una nuova e pesante serie di restrizioni alla circolazione ma già dal mese di giugno si registra un moderato calo nei numeri dell'emergenza. La campagna di vaccinazione è iniziata il 24 dicembre grazie ad un accordo con l’istituto russo Gamaleya per l'approvvigionamento dello “Sputnik V”. Il Brasile, dove è stato confermato il primo caso nella regione, si conferma ad oggi il paese più colpito in America latina e il secondo al mondo per numero di contagi. Il bilancio è di 18.054.653 casi e almeno 504.717 pazienti morti. Il presidente Jair Bolsonaro, che denuncia esagerazioni sulla portata della crisi e rivendica la necessità di non fermare l’economia, ha accettato di ospitare nel Paese la fase finale della Coppa America di calcio, dopo le defezioni di Colombia e Argentina. Da fine aprile si è insediata una commissione parlamentare di inchiesta sulle presunte negligenze del governo.
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LO SPORT
Copa America: l'Argentina batte il Paraguay, decide Papu Gomez
Vittoria che la Seleccion timbra nella terza giornata del gruppo A di Copa America 2021, avvicinando il primo posto: per blindare la vittoria del girone, e molto probabilmente evitare il Brasile ai quarti, basterà ora battere la Bolivia che chiude la classifica del gruppo ancora senza punti. A decidere la partita del Mané Garrincha, a Brasilia, è stato il gol di Alejandro Gomez al 10’ minuto: schierato titolare sulla sinistra, nel 4-2-3-1 di Lionel Scaloni, il Papu è risultato decisivo rifinendo un’azione partita come al solito da Leo Messi. Grande gol dell’Argentina, che dunque continua la sua marcia in testa al gruppo A: il Cile ha pareggiato contro l’Uruguay e dunque sono ora 2 i punti di vantaggio dell’albiceleste sulla roja, anche con un gol in più nella differenza reti. Questo potrebbe contare poco in caso di arrivo a pari punti, ma sicuramente l’Argentina è molto più vicina alla vittoria del gruppo A in Copa America 2021.